Web Analytics: che differenza c’è tra visite, visitatori e pagine viste

Web Analytics: che differenza c’è tra visite, visitatori e pagine viste

Immagina che il tuo sito web sia come un negozio di abbigliamento. Immagina di poter mettere una persona all’ingresso che si metta a contare, uno per uno, tutti i visitatori in entrata e in uscita. Immagina, a fine giornata, di ricevere dal tuo “scagnozzo” un resoconto dettagliato di tutto: quanti clienti hanno fatto capolino in negozio, quanto tempo sono rimasti, quali reparti hanno visitato e quali prodotti hanno provato e acquistato maggiormente.

Questa è, per sommi capi, la web analytics.

La web analytics è una metodologia che consente di raccogliere, misurare e analizzare informazioni, anche piuttosto dettagliate, sul comportamento dei miei visitatori “virtuali” e su come interagiscono con siti e/o applicazioni web. Queste analisi rappresentano uno strumento utile, che dico, imprescindibile, per sapere se le nostre attività digitali si stanno muovendo nella giusta direzione, cioè se stiamo raggiungendo i risultati sperati e come possiamo intervenire per migliorare oppure per correggere eventuali errori lungo il percorso.

All’atto pratico, la raccolta dei dati risulta piuttosto semplice, dal momento che basta installare sul sito, attraverso pochissime righe di codice, un apposito software di analytics. Il più celebre e diffuso è, senza ombra di dubbio, Monsieur Google Analytics.

In questo articolo, in particolare, mi vorrei concentrare su tre concetti fondamentali, molto conosciuti, per alcuni certamente scontati, ma che sono spesso al centro di tremendi equivoci, vale a dire: visite, visitatori e pagine viste.

Che cosa sono le visite

Torniamo al nostro negozio di abbigliamento. Immaginiamo che entri un cliente e ci resti dentro per un po’. In questo lasso di tempo, non ne se starà di certo con le mani in mano: passerà da un reparto all’altro, si concentrerà su alcuni prodotti esposti, ne proverà qualcuno, e via di questo passo. Eppure, anche se dal suo ingresso sembrerebbe che faccia molte cose, per la web analytics si tratta comunque di una sola visita.

Conosciuta anche come “sessione”, la visita è proprio quel periodo di tempo, compreso tra l’ingresso del sito e il suo abbandono (oppure dopo un’inattività di trenta minuti da parte dell’utente), in cui il visitatore svolge una serie di interazioni con il nostro sito (come navigare tra le pagine interne, effettuare un acquisto, compilare un form). Se questo tizio decide di tornare in giornata nel negozio, questa sarà calcolata come una nuova visita. Ogni visita è quindi caratterizzata da una pagina di ingresso (non necessariamente la home page), una pagina di uscita e una durata complessiva.

“La visita si definisce come un insieme di interazioni con il sito da parte di un visitatore ed è caratterizzata da una durata pari alla sessione di navigazione. La singola visita cessa quando l’utente abbandona il sito oppure rimane inattivo per un certo periodo, in genere trenta minuti.”

Che cosa sono i visitatori

I visitatori, invece, sono le persone in carne e ossa che hanno effettuato l’accesso al sito. In genere questo dato è molto vicino, se non identico, a quello delle visite. Nella sostanza, infatti, non c’è questa grandissima differenza, ma per rendere chiaro il concetto potremmo dire che con le visite misuriamo il numero di “accessi”, mentre con i visitatori il numero di persone che sono “entrate”.

Se il mio cliente torna nel negozio anche il giorno successivo perché vuole comprare qualcosa che gli era piaciuto, la mia sentinella all’ingresso lo conterà come un nuovo visitatore. Nelle statistiche registreremo quindi due visitatori, anche se si tratta di uno solo. Se la cosa non mi sta bene, allora dovrò considerare il dato dei visitatori unici (detti anche utenti unici). Il visitatore unico è quella tipologia di visitatore che viene contato una sola volta all’interno di un arco temporale di riferimento, anche se ha effettuato più accessi.

C’è da dire che in quasi tutte le analisi di traffico è ormai consuetudine fare riferimento ai soli visitatori unici e raramente a quelli totali.

“I visitatori sono il numero di persone reali che effettuano l’accesso a un sito web. In un arco temporale definito, è possibile contarli una sola volta e pertanto prendono il nome di visitatori o utenti unici.”

Che cosa sono le pagine viste

I siti web, ma anche alcune applicazioni digitali, sono costituiti essenzialmente da un insieme strutturato di pagine. Da quanto detto, è facile intuire come le pagine viste (o anche visualizzazioni di pagina) misurino quante volte le pagine del sito, qualunque esse siano, vengono visualizzate dagli utenti.

Se volessimo essere più pignoli, si ha una “pagina vista” quando il browser di un visitatore richiede una pagina al server che ospita il sito e la pagina viene restituita al client, cioè mostrata sullo schermo del visitatore. Se costui accede a dieci pagine diverse del sito, verranno contate dieci pagine viste “uniche”. Se invece dovesse visitare due volte ciascuna pagina all’interno della stessa sessione, avrò sempre dieci pagine viste uniche, ma venti pagine viste totali.

“Le pagine viste indicano il numero di volte in cui le pagine vengono visualizzate dagli utenti. Si definiscono uniche quando vengono visualizzate almeno una volta e non includono le stesse pagine ripetute. Si definiscono totali quando il dato include anche le pagine viste più di una volta.”

Come interpretare questi dati

Tornando per un attimo alla metafora del negozio, le visite ci svelano quanto “movimento” c’è al suo interno. In linea teorica, quindi, più il sito è trafficato, più ci sono buone probabilità di ottenere dei risultati, qualunque essi siano. I visitatori, invece, rappresentano le “teste”, cioè le persone vere e proprie che vengono di volta in volta a trovarci. A parità di visite, perciò, è meglio avere un numero maggiore di visitatori unici. Se le visite, infatti, vengono generate sempre dagli stessi visitatori, le probabilità di ottenere conversioni saranno inevitabilmente più basse.

Bisogna fare attenzione, però, a come si calcola il numero dei visitatori. Mentre una visita è sempre una visita, che sia stata fatta ieri oppure l’anno scorso, il visitatore unico è tale soltanto in relazione al periodo di riferimento considerato. Mi spiego con un esempio: se in una settimana registro dieci visitatori unici, non è affatto detto che, nel mese intero, cioè per quattro settimane, io abbia un totale di quaranta visitatori unici. Quel visitatore è “unico” soltanto per quella settimana lì. Se lo stesso visitatore è venuto anche nelle altre settimane del mese, il software lo conterà sempre e solo una volta.

Detto in altri termini, i visitatori unici non sono “sommabili” nel corso del tempo e pertanto rappresentano un dato difficile da confrontare su larga scala.

Le pagine viste, invece, se dovessimo paragonarle ai prodotti di un negozio, misurano l’interesse dei visitatori per tutto quello che ho da proporre. Più pagine viste riesco a macinare, meglio è. Questo vale soprattutto nel caso in cui il sito dovesse campare grazie alle inserzioni pubblicitarie di aziende terze: più pagine riesco a far visualizzare, più banner posso vendere, that’s it.

Eppure, non sempre un elevato numero di pagine viste può essere letto come un dato incoraggiante. Può capitare infatti che il visitatore, come in un gigantesco centro commerciale, a un certo punto si perda. Magari non capisce dove sono le casse per pagare, oppure non riesce più a ritrovare un prodotto che aveva adocchiato un attimo prima. In questi casi, le pagine viste potrebbero essere il segnale che il sito è progettato male, cioè che ci sono troppi passaggi per potare a termine una determinata operazione oppure le cose sono dannatamente difficili da trovare.

In conclusione, visite e visitatori la dicono lunga sulla nostra capacità di saper attirare traffico al nostro sito attraverso tutti i canali comunicativi che abbiamo a disposizione. Le pagine viste, invece, ci possono dire anche quali sono i contenuti che tirano di più e quali non si fila nessuno, stimolando tutti i ragionamenti del caso.

La web analytics, insomma, è come una bussola che ci dice dove stiamo andando. Se non riusciamo a leggerla nel modo corretto, faremo un po’ la fine dei naufraghi in preda alle correnti marine. Se proprio non l’abbiamo, beh, probabilmente nemmeno salperemo dal porto.

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Scritto da
Gianluca Riboni
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Gianluca Riboni

Pensatore e capo tribù NAZAV, personal trainer non convenzionale, ambasciatore dello yoga e della risata, scrittore e blogger incompreso. Scrivo quello che mi passa la testa, nella speranza di lasciare un segno su questo pianeta. Sempre in Arial 11.

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