Il potere di adesso: perché mai dovremmo vivere nel presente?

Il potere di adesso: perché mai dovremmo vivere nel presente?

Se c’è un libro che consiglio sempre a tutti, sbagliando in modo clamoroso, è “Il potere di adesso” di Eckhart Tolle. Nella mia perdurante ingenuità, chissà perché, mi sono convinto che questo bestseller, semplice eppure illuminante, sia perfetto per tutti quei principianti che vogliono iniziare a capirci qualcosa di spiritualità.

Eckhart Tolle non è un uomo religioso, non vuole convertirti a chissà quale causa o dottrina, ma si limita, dall’inizio alla fine del libro, a esporre due soli concetti di fondamentale importanza, che rappresentano un po’ il “succo” di quella che è la tradizione spirituale dell’Oriente.

Numero 1: identificarsi con la propria mente è la causa della maggior parte delle sofferenze umane. Ergo, smettila di farlo.

Numero 2: vivi nel presente, cioè nell’Adesso, in ogni momento della tua vita.

Detto così, sembra tutto molto semplice, quasi elementare, ma non lo è affatto. Ecco perché quasi tutte le persone a cui ho suggerito questo libro mi hanno borbottato contro reclamando il rimborso. Perché già è difficile assimilare appieno la profonda verità di queste affermazioni, figuriamoci sentirsele ripetere per oltre 250 pagine!

Anche se il buon Eckhart tenta di “alleggerire” il discorso e renderlo accessibile a un pubblico più ampio, la maggior parte degli individui che bazzicano il pianeta non è ancora pronta per questo libro, e lui ne è perfettamente consapevole.

Non pensare e vivere nel presente, infatti, potrebbero apparire come due inviti quasi ridicoli, se non si conosce bene il contesto in cui vanno applicati e, soprattutto, qual è il loro autentico significato.

Cosa vuol dire che non siamo la nostra mente?

Come ci spiega lui stesso:

L’identificazione con la mente, che rende compulsivo il pensiero, è il più grande ostacolo all’esperienza di questa realtà (cioè dell’illuminazione). Non essere in grado di smettere di pensare è un’esperienza terribile, ma non ce ne rendiamo conto perché quasi tutti ne soffriamo, quindi è considerato normale. […]

Il filosofo Cartesio ritenne di aver scoperto la verità fondamentale quando pronunciò la sua affermazione “Penso, dunque sono”.

In realtà diede voce all’errore più elementare, ovvero alla coincidenza del pensiero con L’Essere e dell’identità con il pensiero, il che significa, praticamente, che ciascuno di noi vive in uno stato di separazione, in un mondo assurdamente complesso, pieno di problemi e conflitti continui, un mondo che riflette la sempre crescente frammentazione della mente.

Detto in altri termini, se non ci fosse la mente, non ci sarebbe sofferenza. Anche il dolore fisico, se ci pensiamo un attimo, è soltanto un segnale generato dal nostro sistema nervoso per avvertirci che qualcosa non va. Un segnale che può essere tranquillamente “spento” con due gocce di Valium.

Tolle, per semplificare la faccenda, dà per scontato che ci possano essere più livelli della mente. Per lui la mente è una sola, quella mente chiacchierona che ci fa preoccupare per il futuro e recriminare sul passato. Quella mente che parla in continuazione come un disco inceppato. Quella mente che ci fa illudere di essere individui separati, attaccati ossessivamente alle proprie identità.

Credere di essere quella cosa lì che pensa, credere di essere quello che fa o dice la mente, credere cioè che la mente siamo noi, è il più grande inganno che possiamo trovare lungo il nostro cammino. Però, esistono livelli della mente più elevati che possono farci superare tutta questa sofferenza. E permetterci di scoprire qual è la nostra vera natura, che non risiede nel pensiero ma nello spirito.

In altre parole, non è sbagliato pensare (cosa che, in molte circostanze, non è poi così inutile, vero?), quanto identificarci in tutto e per tutto con quello che pensiamo. La mente, quella che sembrerebbe al comando di tutto l’ambaradan, è soltanto uno strumento al nostro servizio. Però, abbiamo finito per concederle il potere più assoluto. Ecco allora che la mente diventa il nostro personale, efferato dittatore, rendendoci schiavi di desideri, paure, bisogni e aspettative, lasciandoci sguazzare nella perenne insoddisfazione, per non dire infelicità.

Come ci spiega l’autore:

Molte persone convivono con un tormentone nella loro testa che le attacca e le punisce violentemente, privandole dell’energia vitale e causando loro infelicità e tristezza, nonché malattie. La buona notizia è che puoi liberarti della mente. Questa è la vera e sola liberazione.

Cosa vuol dire che vivere nell’adesso?

Ti sarà sicuramente capitato di imbatterti nel concetto del “qui e ora”. In pratica, se lasci che la mente vaghi altrove, nel passato e nel futuro, potresti rischiare di alimentare preoccupazioni, rimpianti, paure, oppure, molto banalmente, di non riuscire a goderti appieno le esperienze che stai vivendo.

Sembra tutto perfettamente sensato e lineare, ma ciò non spiega il reale motivo per cui dovresti vivere nell’adesso e in nessun’altro luogo. Il passato e il futuro sono pure illusioni. Non esistono da nessuna parte se non nella mente che ricorda e che immagina. In altre parole, sarebbe come cercare di toccare la nostra immagine riflessa nello specchio. Ciò che siamo veramente, ciò che Tolle chiama l’Essere, non si trova nell’illusione della mente. Si trova qui, e basta. Perché l’Essere è al di fuori del tempo e dello spazio. È eterno e ubiquo.

Perciò, vivere nel presente assume tutt’altro significato. Non vuol dire comportarsi come un’ameba incapace di ricordare gli episodi del passato o prevedere i pericoli del futuro. Non vuol dire affatto spegnere con un bottone quello strumento meraviglioso che è la nostra mente. Vivere nel presente significa rimanere in connessione, il più possibile, con l’Essere, la sorgente divina di tutte le cose.

Soltanto attraverso questa sorgente è possibile ottenere una felicità duratura e profonda. Soltanto attraverso questa sorgente è possibile trascendere la nostra identità limitata dall’ego e accedere così alla nostra vera natura, che è natura spirituale prima che mentale e materiale.

In altre parole, Eckhart Tolle ci sta dicendo che, se ci lasciamo trascinare via dall’Adesso, distratti dalla mente e ottenebrati dai pensieri, perderemo questa preziosa “connessione”. Come quando internet smette di funzionare, e noi sappiamo bene quanto questa eventualità possa essere irritante. E se rimaniamo disconnessi per troppo tempo, la nostra felicità tornerà a dipendere esclusivamente dalle condizioni esterne, che sappiamo essere precarie e parecchio suscettibili.

La felicità per Tolle è una felicità incondizionata. Che non dipende da ciò che ci accade nella vita, bella o brutta che sia. È una felicità che nasce da dentro, e a cui tutti possono aspirare. Purché venga spezzata la resistenza della mente, purché non si rinunci a vivere nell’Adesso, quell’oceano di amore che molto spesso lasciamo intorbidire, fino a dimenticarci o a non accorgerci della sua esistenza.

No, “Il potere di adesso” non è un libro per tutti. Non è facile da leggere e soprattutto non è facile da applicare. Ma da qualche bisogna pur cominciare, no? E allora perché non farlo proprio da qui? E no, niente rimborso.😉

Scritto da
Gianluca Riboni
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Gianluca Riboni

Pensatore e capo tribù NAZAV, personal trainer non convenzionale, ambasciatore dello yoga e della risata, scrittore e blogger incompreso. Scrivo quello che mi passa la testa, nella speranza di lasciare un segno su questo pianeta. Sempre in Arial 11.

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