Il lato oscuro di invecchiare

Il lato oscuro di invecchiare

Invecchiare è proprio una gran bella fregatura. Le articolazioni, col tempo, iniziano a scricchiolare in modo inquietante. I capelli si imbiancano poco alla volta o, peggio, ti abbandonano come soldati caduti sul campo di battaglia. I bambini e i ragazzi (ma sicuramente lo fanno per educazione, o perché sono un po’ indecisi), di punto in bianco, e inspiegabilmente, si rivolgono a te chiamandoti “signore” oppure ricorrendo a degli allocutivi di cortesia a cui nessuno ti aveva mai abituato prima.

Nessuno ti chiama più per i colloqui di lavoro e guardi alla pensione come un’oasi nel deserto: sai benissimo che è un miraggio, ma in questo momento ti sembra l’unica cosa in grado di placare la tua sete.

Ma, invecchiando, ho notato una cosa in particolare che davvero non mi va giù (non che le altre mi entusiasmino, eh?).

Vuoi sapere quale è?

Ebbene, da bravo Sherlock Holmes quale io sono, ho osservato che, più andiamo avanti con gli anni, più ci fissiamo sulle cose e rimaniamo impantanati nelle nostre convinzioni. Ci mettiamo sulla difensiva e diventiamo ostili al cambiamento. Le nostre poche certezze conquistate in questa trincea che è la vita si solidificano a tal punto che non riusciamo più a muoverle, proprio come un’articolazione calcificata. Quel poco che sappiamo ce lo teniamo stretto, neanche fosse il tesoro di Gollum.

A furia di ripetere e ripetere, diventiamo dei dischi inceppati.

Lo vedo su me stesso e anche sugli altri, ca va sans dire. Abbiamo bisogno di quel terreno solido sotto i piedi, di quel fortino di cartapesta che ci siamo costruiti attorno per sopravvivere. O, molto più semplicemente, per non impazzire.

Così, va a finire che, per mancanza di tempo o perché siamo stanchi, diventiamo persone banali, cocciute e, per l’appunto, vecchie.

Mentre la vita, o almeno così ho capito io, è un continuo sperimentare, un continuo fare esperienza. Abbiamo a disposizione circa cento miliardi di neuroni e trilioni di sinapsi dentro la nostra testa: perché smettere di esplorare tutte queste infinite possibilità? Da quando abbiamo deciso che basta, ci va bene così?

La cosa terribile è che, volenti o nolenti, chiudiamo gli occhi davanti a questo processo come due pesanti saracinesche. Facciamo finta che il nostro cervello sia ancora un’auto fiammante e dalle brillanti prestazioni appena uscita dal concessionario. Così facendo, le nostre idee diventano fotocopie sbiadite e tutte le esperienze ci passano davanti attraverso un paio di lenti appannate.

Quindi, la prossima volta che ti capita, mettiti un po’ a osservare (che è sempre un buon esercizio, by the way): guarda le persone attorno a te che ripetono sempre le stesse cose, premono con insistenza i medesimi tasti e ritornano, ogni santa volta, al punto di partenza. Guardati un po’ dentro anche tu e prova un po’ a spostare quei macigni rimasti lì incastrati, in apparenza inamovibili.

Invecchiare rimarrà sempre una grande fregatura, e ti daranno ancora del “lei” a tradimento, quando meno te lo aspetti, ma i tuoi occhi saranno ancora vigili, la tua mente ancora lucida. Perché hai capito che vivere è cambiamento, vivere è imperterrita trasformazione.

E non puoi opporti, e non puoi illuderti di fermare il processo.

L’unica cosa che ci rimane, a parte invecchiare, è evolvere.

Scritto da
Gianluca Riboni
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Gianluca Riboni

Pensatore e capo tribù NAZAV, personal trainer non convenzionale, ambasciatore dello yoga e della risata, scrittore e blogger incompreso. Scrivo quello che mi passa la testa, nella speranza di lasciare un segno su questo pianeta. Sempre in Arial 11.

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