Come quei ragni che tessono la loro tela

Come quei ragni che tessono la loro tela

Ho osservato che, se radi al suolo una ragnatela risparmiando la vita del suo artefice, il ragno si metterà subito a ricostruirla, filamento dopo filamento. Nella stessa identica posizione. Esattamente uguale a come era prima.

Il primo istinto del ragno è quello di ritirarsi prontamente dalla devastazione, ma non appena cessa il pericolo e tutto sembra in apparenza tranquillo, il tenace insetto non si schioda da quella che, con tutta probabilità, ritiene ormai la sua dimora.

Non si pone domande sul perché la sua opera tessile sia andata distrutta, sul fatto che forse quel posto non è così tanto sicuro ed è meglio “zampettare” da qualche altra parte.

Il ragno è paziente, ostinato, sicuro di sé, forse anche troppo. Una volta che il suo lavoro è finito, può dedicarsi al riposo e all’attesa, convinto che lo sforzo iniziale prima o poi verrà ripagato.

Magari, però, il ragno non possiede nessuna di queste qualità: è solo che, come essere vivente, non ha altra scelta.

Così scrive Haruki Murakami nel primo libro del romanzo 1Q84:

“Ma forse il ragno nemmeno sapeva cosa fosse la pazienza. Non aveva altre abilità se non quella di tessere la tela, e non conosceva altre opzioni diverse nella vita dallo starsene lì immobile ad aspettare. Fermarsi in un unico posto, continuare ad attendere la preda, esaurire presto il proprio tempo, morire e disseccarsi: tutto era già scritto in precedenza nei suoi geni. Senza sperimentare esitazioni, né disperazione né rimpianti. Senza dubbi metafisici né conflitti morali.”

Forse ti potrà sembrare che il ragno sia un po’ ottuso, e che noi Sapiens siamo di gran lunga più furbi di un comune, fragile insetto. Eppure, mi sembra che anche noi, dopotutto, non facciamo altro che tessere e tessere le nostre tele quotidiane, non importa quanto piccole o grandi, non importa quanto sobrie o maestose, nell’attesa di un premio, di una ricompensa, di qualcosa che ci spetta.

E nonostante tutto continuiamo a farlo, anche se resteremo a mani vuote, anche se, prima o poi, una mano crudele ci porterà via tutto. Forse perché, come il ragno che tesse la sua tela testarda, noi non abbiamo nessunissima altra scelta.

Scritto da
Gianluca Riboni
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Gianluca Riboni

Pensatore e capo tribù NAZAV, personal trainer non convenzionale, ambasciatore dello yoga e della risata, scrittore e blogger incompreso. Scrivo quello che mi passa la testa, nella speranza di lasciare un segno su questo pianeta. Sempre in Arial 11.

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