Fenomenologia di Holly e Benji

Fenomenologia di Holly e Benji

Ma guarda un po’ che cosa ho riesumato dagli scaffali impolverati del mio PC. Un pezzo satirico su Holly e Benji, il mitico cartone animato della nostra infanzia.
Le puntate erano più lunghe ed estenuanti di una telenovela. Le vicende erano talmente illogiche, i personaggi talmente improbabili, che ti veniva voglia di prendere a pugni (o a calci) lo schermo.
Eppure questo, chissà perché, non ci impediva certo di continuare a guardarlo, fedeli come guardie svizzere.
Quando venne annunciato il restyling della serie, mi chiesi subito se i disegnatori avessero deciso di mettere i piedi per terra e ridimensionare certe “acrobazie” e ammorbidire certi dialoghi, diciamo così. Si erano accorti, insomma, che il giuoco del calcio si discostava leggermente (ma solo di poco, eh?) dall’immagine sgangherata che ci avevano proposto?

 

Holly e Benji, il cartone animato sul calcio più seguito da grandi e piccini, l’incarnazione della sempreverde utopia “nazional-nipponica”, il più grande e spudorato schiaffo alla verosimiglianza e alle leggi di Newton, continua a riscuotere un indiscutibile quanto inspiegabile successo, e nonostante la serie sia stata completamente ridisegnata, le libertà “poetiche” e iperboliche degli autori non sono state per nulla EMENDATE.

Ma loro, i protagonisti, ne hanno proprio piene le vesciche.
Sono stanchi di apparire ancora, dopo tutti questi anni, come i “martiri del calcio da oratorio” e hanno voluto far sentire la propria voce, chiara e stentorea, a chi li ha creati e poi condannati a diventare lo zimbello di un’intera generazione.

 

OLIVER HUTTON

Ok, mi avete fatto interpretare la parte del nuovo Maradona nipponico, ma diciamolo con chiarezza: non sono altro che un ingenuo ragazzino che vive nella bambagia, baciato e coccolato spudoratamente dalla fortuna.

Oliver Hutton - Holly e Benji

Non mi feci un graffio nemmeno quando, da piccolo, fui investito da un camion e mi salvai per miracolo, grazie al rimbalzo del pallone che tenevo in grembo. Si poteva intuire, già da allora, che la fisica non era proprio la vostra materia di punta.

Nel corso della storia mi hanno falciato, azzoppato, sgomitato e malmenato soltanto per il fatto che questo era l’unico modo per fermarmi, e questo non può che farmi piacere (e anche un po’ male, in verità).
Passino anche i miei principi da stacanovista kamikaze che mi hanno portato a rischiare il totale sputtanamento della mia carriera soltanto per vincere un’inutile finale del torneo scolastico che non poteva fregare nemmeno a mia nonna … passi tutto, anche il mio destro a parabola, la rovesciata a trecento chilometri all’ora, i guanti dei portieri bruciati. Ma PATTY…  porca miseria, ho degli ormoni anch’io… ero in piena fase puberale e una bella botta, sì… insomma, scusate il linguaggio un po’ scurrile, ma una botta gliela avrei proprio data.

 

MARK LENDERS

A parte che a me una donna neanche l’avete disegnata, ma va beh. Mi avete appioppato la parte dell’antipatico, dello spaccone, del prepotente, ma ero io a meritarmi il centro della scena.

Mark Lenders - Holly e Benji

Holly è una femminuccia, uno smidollato cronico; io invece ho una famiglia numerosa e povera, mi faccio letteralmente un mazzo COSI’ per portare a casa di che vivere e intanto trovo anche il tempo per allenarmi a segare le caviglie degli avversari e sfigurare il volto dei portieri.

E poi, perché sono sempre così abbronzato, non è che in realtà sono extracomunitario e non me lo avete mai detto?

E poi, perché gioco sempre con le maniche della maglietta arrotolate fino alle spalle? Per poter sfoggiare i miei prepotenti bicipiti? Il mio carattere non bastava, pure loro dovevate rendere prepotenti?

 

IL TELECRONISTA

Veramente non ho più voce, ne ho pieni i C********I.

Tutto mi avete fatto commentare, le amichevoli, i campionati juniores, i tornei scolastici, le Olimpiadi, coppe, coppette  e supercoppe, finali e gironi eliminatori, e pure la COPPA del MONDO giovanile. Ma mi sono un po’ rotto di essere un’entità onnisciente, onnipresente e “onniparlante”, relegata a commentare le partitelle di ragazzini imberbi e sconclusionati.
Di queste cose qua, non-me-ne-frega-assolutamente-un BIIIIIIP.

Tra parentesi. Darmi un volto umano, no?
Che sono, Dio-in-Terra?

BRUCE HARPER

Va beh, lo sfigato ci vuole in ogni cartone che si rispetti. Lo sfigato che col tempo, con forza e perseveranza, diventa un po’ meno sfigato ma comunque sfigato rimane, qualcuno lo deve pur fare.

BRUCE HARPER - Holly e Benji

Dovevo essere proprio io? Va bene. Ma disegnarmi dei capelli come si vede, invece di dipingermi quell’orripilante palla da bowling al posto del cranio, me lo potevate pur concedere.
Spero proprio che abbiate licenziato in tronco il mio disegnatore, e che egli sia stato bandito e ostracizzato ed espulso dal Giappone e da questo sistema solare.
 

JULIAN ROSS

Chi ha ideato la sceneggiatura, o ha avuto un’infanzia difficile oppure è proprio bastardo inside: farmi ammalare di cuore alla tenera età di quindici anni! Ci manca solo che la mia ragazza mi tradisca con Oliver Hatton e Mark Lenders mi tranci via un malleolo!

Julian Ross - Holly e Benji

 

BOB DENVER

Solo una domanda, come è biologicamente concepibile che, a sedici anni non ancora compiuti, abbia già tutti i capelli bianchi?

Butto giù qualche ipotesi:

  1. sono in realtà un cinquantenne che ama particolarmente andare a scuola, o non abbastanza
  2. ho una grave carenza di vitamina B12
  3. me li sono tinti volutamente io, tanto per lanciare una nuova moda (devo ammettere però che la “pelata”, le treccine e le zazzere hanno avuto maggior fortuna, sigh!)

 

PHILIP CALLAGHAN

Ma ho un senso in tutto ciò?

 

TUTTI IN CORO

Ci volete spiegare, una buona volta, perché noi, pur essendo giapponesi e affamati di nazionale, portiamo dei nomi spudoratamente inglesi? Oddio, certo che Tsubasa non ha lo stesso appeal di Oliver e Genzo fa ridere anche i polli, ma ciò non toglie che noi siamo giapponesi e vogliamo sfoggiare nomi giapponesi.

Holly e Benji

In secondo luogo, premesso che i campi da calcio non sono praterie africane, premesso che quando si tira il pallone contro un ostacolo, che sia esso un muro o un essere umano, il pallone RIMBALZA e non penetra l’ostacolo né lo trascina con sé, premesso che nessuno, nemmeno Maradona, nemmeno Pelé, è mai riuscito a tirare in rovesciata tali legnate da bucare la rete o la mano di un portiere, premesso che i giocatori non corrono tutto il tempo scartando centinaia di avversari e trovandosi poi ancora a centrocampo, premesso che la morfologia di un campo da calcio non è sferica ma tendenzialmente “pianeggiante”, vi vogliamo dire, con tutto il rispetto, che sarebbe stato meglio se, prima di mettervi a realizzare questo cartone animato, voi foste andati almeno una volta allo stadio per assistere a una VERA partita, così, giusto per vedere com’è.

Scritto da
Gianluca Riboni
Lascia un commento

Gianluca Riboni

Pensatore e capo tribù NAZAV, personal trainer non convenzionale, ambasciatore dello yoga e della risata, scrittore e blogger incompreso. Scrivo quello che mi passa la testa, nella speranza di lasciare un segno su questo pianeta. Sempre in Arial 11.

Newsletter

Web Far - Alla scoperta del selvaggio mondo di internet e della pubblicità online

Web Far - Alla scoperta del selvaggio mondo di internet e della pubblicità online

In vetrina