Per un giorno intero, non abbiamo parlato d’altro. Alcuni sono rimasti talmente colpiti da questa inaccettabile fatalità che si sono messi a fare qualche riflessione, anche se effimera, sulla propria esistenza. Non è il caso che inizi a vivere a pieno la mia vita? Fare oggi quello che finora ho sempre rimandato? Magari riaprire quel cassetto dove sono rinchiusi i miei sogni?
Carpe diem, dice il detto latino. Io, però, non ho mai conosciuto qualcuno in grado di applicare questo motto nel senso più autentico. Qualcuno è convinto di saper cogliere ogni attimo, certo, qualcuno sostiene di volersi godersi la vita senza se e senza ma. Ma non ci credo. Ognuno di noi, ogni giorno, si comporta come se dovesse vivere per sempre. Spreca il suo tempo per questioni futili. Rimugina continuamente sul passato e si preoccupa per il futuro, lasciando che la paura oscuri l’orizzonte. Ogni tanto la vita cerca di dare qualche scossone, per farci risvegliare, per farci riaprire gli occhi, ma è tutto inutile. Dura poco.
Anche se esiste la possibilità di cadere nel dirupo in qualunque momento, la vita è un cammino che dobbiamo percorrere tappa dopo tappa, traguardo dopo traguardo. Possiamo accelerare, trovare qualche scorciatoia, ma le tappe vanno raggiunte e superate una alla volta. Per questo il carpe diem non funziona. Per questo nessuno vive alla giornata. Perché, una volta in cammino, non possiamo più deviare il percorso o tornare indietro sui nostri passi.
Kobe ci ha lasciato all’età di 41 anni, Gianna a soli 13 anni. Però, dopo poco più di un mese dall’accaduto, lo abbiamo già dimenticato. E siamo consapevoli che presto questo insegnamento, se già non lo ha fatto, verrà riassorbito dal rumore incessante della vita quotidiana. Per Kobe, abbiamo sospirato. Abbiamo versato qualche lacrima per i suoi sogni infranti e, per un attimo, abbiamo visto risplendere i nostri, perché ancora possibili, ancora vivi sotto la cenere. Ora, la cosa peggiore che potremmo fare è rimanere fermi su questo sentiero che magari non abbiamo scelto, che magari vorremmo diverso, ma è comunque nostro, fino alla fine. Ciao, Kobe.