Il grande equivoco della crescita personale

Il grande equivoco della crescita personale

Ovvero, tutto quello che Tony Robbins & co. non ti diranno mai.

Vivevo una vita tranquilla, senza tante ambizioni, fino a quando non mi è venuta la malsana idea di iniziare a leggere, uno dopo l’altro, articoli, libri e manuali incentrati sulla crescita personale.

Da un po’ di tempo, infatti, mi ero convinto che la nostra mente brulicasse di potenzialità inespresse, soffocate dalla routine, dall’ambiente sociale e da limiti mentali che noi stessi ci siamo imposti un capello grigio dopo l’altro.
Da un po’ di tempo ero (quasi) certo che tutti potessero diventare persone migliori attraverso minuscole azioni quotidiane e ottenere così un più che proporzionale e meritato successo sul lavoro, ricevere appagamento nelle amicizie e negli affetti e realizzare, in un modo o nell’altro, i sogni che scalpitavano nel cassetto.

Non so spiegare bene come tutto questo abbia avuto inizio. Probabilmente mi ero stufato di giocare a Tekken. Ma ormai il virus del cambiamento era penetrato. Il tarlo di poter prendere in mano le redini di quel cavallo impazzito, detta anche VITA, aveva già iniziato a rosicchiare in profondità.

E così via a studiare, giorno dopo giorno, esplorando tutte le strade possibili e immaginabili. Life hacking, yoga, meditazione, produttività, fitness, nutrizione, coaching, filosofia stoica, ipnosi, insomma, tutto quello che poteva diventare un buon ingrediente per questo “grande minestrone” che è appunto la crescita personale.

A un certo punto, però, mi sono fermato a riflettere.

Primo. Se continuo di questo passo, probabilmente dovranno scrivere sulla mia lapide una cosa del genere:

“Trascorse così tanto tempo a imparare come vivere, da non avere più il tempo di farlo.”

Secondo. Sta funzionando?

Già, perché sono tutti bravi a dire che devi essere determinato, imparare dai tuoi scivoloni, farti il mazzo ogni giorno, elaborare una strategia di ferro, porti degli obiettivi concreti, eccetera eccetera. Tutte parole bellissime, giustissime, da incorniciare in cameretta, sia chiaro. Ma basta guardarsi intorno per capire che le persone cosiddette “migliori”, quelle cioè che cercano di essere la più bella versione di sé stessi, non sono (sempre) nella plancia di comando.

Eh, già.

Perché ci sono alcune aziende guidate da manager incapaci e arroganti? Perché ci sono alcune istituzioni guidate da politici incapaci e arroganti? Perché ci sono persone che diventano famose a livelli esponenziali vendendo sostanzialmente fuffa? Perché i boss della malavita viaggiano in Mercedes e le persone oneste tirano a campare?

Il grande equivoco sta proprio qui.

Crescere e “avanzare” non sempre vanno di pari passo. Essere una persona “migliore”, che studia, sperimenta, si mette in discussione, essere una persona che vuole guardarsi allo specchio con la coscienza di Mastro Lindo perché sa di dare il massimo ed essere coerente con i propri valori, non darà mai alcuna garanzia di successo.
Perché nessun coach che si rispetti, GIUSTAMENTE, ti insegnerà mai a manipolare e ingannare il prossimo per il tuo tornaconto. Nessuno ti spiegherà come accumulare soldi e promozioni facendo sgobbare gli altri come bestie da soma. Nessuno ti insegnerà a mentire spudoratamente o millantare competenze che non hai. Nessuno ti consiglierà di infrangere la legge, usare trucchetti da quattro soldi o leccare deretani qua e là.

Mi piace pensare che queste scorciatoie rappresentino la strada più veloce, ma anche la più pericolosa. Mi piace pensare che l’ignoranza e la disonestà, soprattutto intellettuale, prima o poi verranno sradicate dal pianeta. Mi pesa scomodare Darwin, ma forse dovremmo ammettere che nel mondo sopravvive il più adatto, il quale non coincide necessariamente con il più nobile. Per poter andare avanti, per poter puntare in alto, molte volte i compromessi sembrano inevitabili, pur essendo dei grandi bocconi amari da deglutire.

Ne vale la pena? A Tony Robbins l’ardua sentenza.

Scritto da
Gianluca Riboni
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4 commenti
  • Carissimo Gianluca, se posso dire la mia, credo che prima di tutto occorra domandarsi cos’è il successo. Dopo aver frequentato il mondo della motivazione e dello sviluppo personale per circa un quarto di secolo, mi sono dato una mia personalissima risposta. Sono sempre più convinto che il successo non stia nel girare in Mercedes o avere un conto straripante in banca. Se poi uno ottiene queste cose e gli piacciono (soprattutto la Mercedes) buon per lui. Per quanto mi riguarda, quello che conta è portare avanti progetti che mi danno soddisfazione e mi spingono a imparare cose nuove, cercando di voler bene agli altri anche quando si comportano “male” (cioè, diversamente da come piacerebbe a me). E’ quello che ho sempre fatto da quando ho scoperto il miglioramento personale, e mi sono sempre trovato benissimo da allora (sì, alla fine anche a livello economico).

    • Ciao David, ti ringrazio e condivido in pieno quello che scrivi. Il tema del successo meriterebbe un articolo a parte, ma in questo caso lo intendo nella sua accezione più comune e scontata, cioè soldi, celebrità, prestigio, potere.

  • Ciao caro fratello, sono Enrica la tua compagna di corso sarda. Come stai? Io sono diventata orfana da 2 mesi ed il mio cuore è profondamente triste. Comunque, hai un talento speciale, le tue parole arrivano con quel pizzico di ironia che ti strappa un sorriso. Sei bravissimo!!! Prima o poi arriverà il giorno che acquisterò un tuo libro. Un abbraccio con affetto

    • Ciao carissima, tutto bene, grazie. Mi dispiace moltissimo per la tua perdita. Ti faccio un grosso abbraccio e ti ringrazio per le belle parole che per me sono sempre fonte di incoraggiamento.

Gianluca Riboni

Pensatore e capo tribù NAZAV, personal trainer non convenzionale, ambasciatore dello yoga e della risata, scrittore e blogger incompreso. Scrivo quello che mi passa la testa, nella speranza di lasciare un segno su questo pianeta. Sempre in Arial 11.

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