Un anno senza Netflix

Un anno senza Netflix

Oltre dodici mesi di astinenza completa da film, anime e serie tv offerte dal gigante dello streaming. Perché me lo sono imposto? E come ho fatto a sopravvivere?

Il nuovo anno ispira tanti insani propositi. C’è chi si ripromette di buttare giù qualche chilo. C’è chi si mette alla ricerca del Santo Graal. E c’è chi, come me, decide di cancellare l’abbonamento a Netflix.
Il mio arrivederci (o addio?) alla più diffusa piattaforma di streaming, risale ormai all’inizio del 2018 e, fin da subito, scatenò vere e proprie ondate di indignazione e perplessità in chi mi stava attorno.

Ma sei matto???
Come farai a vivere ora???
Tanto poi lo riattivi, vero????

Non so voi, ma io ero arrivato a un tale grado di dipendenza che ogni sera, anche quando non c’era nulla di interessante, continuavo imperterrito  a sfogliare il catalogo in condizioni catatoniche.  Ci fu un periodo della mia vita, in ogni caso MEMORABILE e degno di essere stato vissuto, in cui il mio unico scopo era quello di arrivare a casa e guardare Breaking Bad finché mi reggevano le palpebre.

Smettere è stato piuttosto semplice, in verità. Netflix ti consente di farlo con la brutalità di un click e non insiste più di tanto per farti cambiare idea, forse perché sono convinti che molto presto farai una contrita retromarcia.

Sia chiaro, non ho nulla contro Netflix. E’ solo che avevo bisogno di più tempo da dedicare ad altro, e il modo migliore di evitare una distrazione spesso è bloccarla alla fonte. D’altronde, alla sera, cosa preferiresti? Leggere un saggio in inglese font 5 sulla fisica quantistica oppure spalmarti sul divano e sciropparti un’intera stagione di Peaky Blinders?

Appunto. Premere il pulsante rosso di espulsione era l’unico modo per uscirne.

Di punto in bianco, ero riuscito a liberare un numero incalcolabile di ore che FINALMENTE potevo dedicare a più nobili e masochistiche spremiture di materia grigia. Come leggere Dostoevskij, studiare la fisiologia dell’apparato muscolo-scheletrico o redigere post non richiesti su questo blog. Non avevo più scuse per ignorare quella traballante e polverosa catasta di libri sul comodino. Non avevo più scuse per non andare in palestra o non prendere a cuore il destino dell’umanità. Mi ero fregato da solo.

Dopo pochi giorni dallo stop, il fato punì severamente la mia scelta infliggendomi un’influenza così accanita da costringermi a letto per almeno due settimane. Netflix venne a mancarmi proprio nel momento in cui ne avevo più bisogno. Certo, riattivare l’abbonamento sarebbe stata la cosa più saggia da fare, anche solo per un misero insignificante mese, ma un proposito è un proposito, e tenni duro.

Superato lo scoglio iniziale, i primi benefici si affacciarono ben presto all’orizzonte.

Adesso è come se respirassi aria nuova e sono più concentrato, sereno, senza più quell’ansia famelica di aspettare l’uscita di una nuova stagione, senza più quel senso di apnea al termine di ogni puntata lasciata incompiuta.
Come previsto, iniziai a sfruttare il tempo risparmiato dirottandolo verso altre attività più impegnative e/o produttive, senza fare i conti però con tutte le variabili dell’equazione. Il tempo non è sufficiente, se a fine giornata i livelli di energia sono sotto le scarpe, giusto?

Fu così che altre piccole e grandi distrazioni iniziano a rosicchiare lentamente quelle ore di vita strappate a Netflix. E’ incredibile scoprire, in alcuni momenti, come anche un rotolo di filo interdentale possa assorbire così tanto la tua attenzione.

Spesso, molto semplicemente, vado a dormire PRIMA.

E l’emarginazione, alla lunga, diventa inevitabile. Come non mai, mi sento terribilmente a corto di argomenti. Sono tagliato fuori da tutte quelle animatissime conversazioni, insidiose come un campo minato e ad alto rischio spoiler, dove si parla in continuazione di tutte le serie tv possibili e immaginabili, dove basta una parola di troppo perché qualcuno ti tagli via la lingua. Quel che è peggio, la gente continua a domandarmi “hai visto la serie vattelappesca?” e io non solo non l’ho vista, naturalmente, ma non l’ho mai sentita nominare. Sarà grave?

Insomma, si è aperto un grande vuoto dentro di me. Mi sento sempre più estraneo, incompreso e a tratti compatito, neanche avessi fatto voto di castità. Ma andando avanti ci si rende conto che, se sei riuscito a farne a meno per così tanto tempo, allora forse non ne avevi poi COSI’ tanto bisogno. Si può andare avanti con la coscienza tranquilla e, al momento, sono tuttora inchiodato nel mio disintossicante proposito.

Già, Netflix, ci tengo a farti sapere che non riuscirai a farmi cambiare idea, MAI E POI MAI. Questo è un crudelissimo addio, baby. Capitolo chiuso. Fine della corsa. Niente e nessuno potrà più convincermi a …

Ehi, fermi tutti. Mi dicono che sta per uscire la seconda stagione di The Punisher. Ah, ah, ah, che sciocchi se pensano di impietosirmi ….

Ah.

Illusi.

Uhm, ma dove ho messo la password?

Scritto da
Gianluca Riboni
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1 commento
  • Il facile nel gestire le dipendenze è non entrarci proprio: cos’è netflix? Mai avuto! Fumare? Mai provato… ecc. Ho ho ha ha. Un abbraccio!

Gianluca Riboni

Pensatore e capo tribù NAZAV, personal trainer non convenzionale, ambasciatore dello yoga e della risata, scrittore e blogger incompreso. Scrivo quello che mi passa la testa, nella speranza di lasciare un segno su questo pianeta. Sempre in Arial 11.

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