Il “vero” bodybuilding secondo Rich Piana

Il “vero” bodybuilding secondo Rich Piana

Rich Piana, popolare e controverso bodybuilder americano, è morto all’età di 46 anni. Era malato da tempo, ma questo non lo dice nessuno.

No, non l’hanno ucciso gli steroidi, anche se lui ne faceva uso alla luce del sole, senza tante ipocrisie. A ucciderlo è stata quella malattia da palestra che ti prende fin da giovane e poi non ti molla più. A ucciderlo è stata quella malattia da bodybuilding duro e puro che, a lungo andare, diventa una competizione deviata contro te stesso, la tua unica ragione di vita.

Per Rich Piana, il concetto di bodybuilding era piuttosto rudimentale. Obiettivo? Aumentare a dismisura la massa muscolare e prosciugare via quella grassa. Tutto qui.
Non ci sono canoni estetici, nessuna proporzione da dover rispettare.
E i limiti? Esistono soltanto per essere superati.

Rich Piana, fotografia

Piaccia o non piaccia, lui è stato coerente con questa idea e l’ha seguita alla lettera, fino in fondo, non importa quale fosse il prezzo da pagare alla fine della corsa.

E per arrivare dove era arrivato, per diventare un bodybuilder professionista, come lui stesso aveva riconosciuto apertamente, l’unica strada era quella di farsi aiutare dal doping, in modo sistematico, come parte integrante della dieta e del duro allenamento.

Ma dove era arrivato, in realtà, dopo oltre vent’anni di steroidi e anabolizzanti?
Assomigliava ormai a un gorilla, con una corporatura mostruosa e deformata dagli eccessi. Soltanto che un gorilla è così per natura, ma prova a dire che questi fisici sono ridicoli, esagerati e ingombranti. Prova a dire che non sono in grado di correre, combattere o scalare una montagna.
Verrai deriso e sbeffeggiato. Sarai TU quello debole e segretamente invidioso.
Gira voce che Arnold Schwarzenegger, a chi si permetteva di criticarlo dicendo “Non vorrei mai diventare come te”, fosse solito rispondere in questo modo: non ti preoccupare, non lo diventerai mai! Per quanto Arnold, ai tempi d’oro, avesse un fisico di tutto rispetto, per nulla paragonabile al nostro Hulk ultra tatuato, questa sua risposta la dice lunga sull’orgoglio incrollabile di chi pratica questa disciplina, sulla convinzione granitica di essere nel giusto.

Ma il doping non è l’unica strada.

Contro questa concezione distorta del culturismo, fortunatamente si è affermato negli anni il cosiddetto bodybuilding natural. Ma cosa si intende esattamente per “naturale”?
E’ ovvio che, in senso stretto, fisici così scolpiti e voluminosi non potrebbero esistere in natura, anche perché le barrette proteiche non crescono sugli alberi ed è alquanto improbabile trovare una Lat Machine nel cuore di una foresta. Il lavoro che si fa in palestra è in qualche modo “costruito”. Gli esercizi sono mirati, la dieta è rigorosa.
Per avere un fisico da copertina, insomma, bisogna scatenare nell’organismo una reazione metabolica e ormonale che, praticando altre attività sportive, difficilmente potremmo ottenere. O perlomeno, non con gli stessi identici risultati.

Quindi, l’unica differenza è che un natural non prende sostanze illegali. Per lui, non esistono scorciatoie.

In uno dei suoi video più famosi, Rich Piana ci spiega perché un bodybuilder che voglia restare pulito, alla lunga, è destinato a non crescere.
In estrema sintesi, abbiamo a disposizione due tecniche fondamentali per stimolare l’ipertrofia, vale a dire la crescita muscolare. La prima, il pompaggio, consiste nell’effettuare un elevato numero di ripetizioni e far affluire una notevole quantità di sangue nel muscolo.
La seconda, invece, detta esaurimento, punta a “sfinire” i muscoli affinché questi, dopo un adeguato periodo di riposo, possano ricostruirsi e diventare più voluminosi.

Secondo Rich Piana, il pompaggio è il metodo più efficace, ma un natural non è in grado di sfruttarlo al massimo delle potenzialità. Primo perché il dolore sarebbe insopportabile. Secondo perché i muscoli, senza l’aiuto del doping, ne uscirebbero distrutti e avrebbero bisogno di molto tempo per recuperare.

Chi passa al lato oscuro, invece, il problema non si pone affatto, perché può continuare ad allenarsi e pompare più a lungo e con maggiore intensità, con risultati enormemente più rapidi e significativi.

A quale costo? Non si può essere belli e basta?

Rich Piana era alto circa 1.85. Ipotizziamo che non avesse mai preso sostanze proibite. Per un’altezza come la sua, il peso ideale potrebbe aggirarsi intorno agli 85/90 chili (ovviamente con una bassa percentuale di massa grassa). Allenandosi duramente e aumentando l’introito di calorie, potrebbe arrivare anche intorno ai 100 chili, con il rischio di sacrificare un po’ la definizione. Peccato che lui, grazie agli steroidi, fosse arrivato a pesare oltre 130 chili, con una percentuale di grasso ridotta ai minimi termini e le vene che sembravano sul punto di schizzare via dalla pelle.

La dura verità è che un risultato del genere, per un “natty”, è praticamente INARRIVABILE. Non importa quanto ti alleni, non importa quanto ferrea sia la tua dieta.

Chi si avvicina alla palestra per la prima volta deve essere consapevole, fin da subito, che c’è un LIMITE genetico, fisico, strutturale, oltre il quale non si potrà più crescere a livello muscolare. E’ f******mente difficile essere così grossi e al tempo stesso definiti, perché il nostro corpo tende ad accumulare una quantità, seppur minima, di grasso.

Eppure, questo è un bene.
Chi, come me, si è ammalato più volte di palestra sa bene che, davanti allo specchio, ci si vede sempre troppo magri e mai abbastanza definiti. Presi dall’ansia del risultato, il rischio di esagerare con i pesi e infortunarsi, o stressare il corpo in maniera eccessiva, è sempre dietro l’angolo.
Ecco allora che il nostro limite ci viene in aiuto, diventando un prezioso segnale che ci dice quando fermarci.

Se sono alto 1.75 e raggiungo un peso di 75/80 chili, con un indice di massa grassa intorno al 10%, perché mai non potrei ritenermi soddisfatto e godermi i frutti del mio lavoro? Dopotutto, avrò un fisico invidiabile, muscoloso e definito al punto giusto, e che, con una ragionevole probabilità, sarà apprezzato maggiormente dalle ragazze.

Invece queste mie parole suoneranno come un sacrilegio alle orecchie di quelli come Rich Piana. Perché il ritornello è sempre lo stesso, martellante: push, push, push.
Non accontentarsi mai, per nessuna ragione al mondo, spingersi oltre i propri limiti fisici e mentali dove, in questo circolo perverso, rischi perfino di dimenticarti perché lo stai facendo.

Magari ti iscrivi in palestra perché volevi fare bella figura in spiaggia e poi, dopo qualche anno, ti ritrovi su un palco a sfoggiare un fisico impressionante fuori, ma devastato dentro.

Fai anche tu lo “squat test” e scopri se sei degno.

Aspiri anche tu a diventare un vero Campione? Ti senti all’altezza?

Allora fai come diceva Rich Piana nel suo video. Basta compiacerti del fatto che riesci a fare poche ripetizioni con carichi elevati. Prova a caricare due piastre ed esegui 30 ripetizioni complete allo squat. Senza mai fermarti, però, altrimenti non vale.
Dopo un po’ sentirai dolore, tanto dolore. Un dolore che non riuscirai nemmeno a sopportare.
Dopotutto, come si dice, NO PAIN NO GAIN.

Quasi tutti si fermano prima.

Ma se riesci ad arrivare fino in fondo, se riesci a fare del dolore il tuo compagno di allenamento, allora complimenti. Benvenuto nel brutale mondo del BODY DESTRUCTION.

Probabilmente, come Rich Piana, avrai una vita di successo, anche se sarà effimera, sempre in bilico. Avrai più di un milione di seguaci sui social. Guiderai auto costose e avrai una barbie mozzafiato come compagna.

Sarai sempre in palestra ad allenarti. Tutti i giorni. Non ti potrai più fermare, fino alla fine, fino a quando, a un certo punto, non saprai più nemmeno dove ti trovi. E perché.

Per favore, rimetti a posto quel bilanciere.

Scritto da
Gianluca Riboni
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1 commento
  • Bell’articolo Gianluca condivido in pieno. Io sarei un secco, ex triatleta, non mi sono mai sentito bello e in forma abbastanza ma la sensazione di stare bene ed essere capaci di quasi qualsiasi performance sportiva mi ha sempre tenuto lontano da questa malattia da palestra che è fomentato dai media che rincorrono canoni estetici a volte innaturali invece di canoni salutistici. Cmq bisognerebbe insegnare a scuola cosa vuol dire essere Atleti e non mostri con fisici abnormi, inutili. Ciao

Gianluca Riboni

Pensatore e capo tribù NAZAV, personal trainer non convenzionale, ambasciatore dello yoga e della risata, scrittore e blogger incompreso. Scrivo quello che mi passa la testa, nella speranza di lasciare un segno su questo pianeta. Sempre in Arial 11.

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